Questo è un libro sulla fede, sì, si può dire.
Si può dire anche che è un libro sul dolore; così come si può dire che è un libro sulla vita e sulla morte, sulla paura, sul dubbio, o sulla speranza.
Si può dire tutto questo ed altro ancora ma, sopra ad ogni cosa, credo, si può dire (o perlomeno si dovrebbe, a mio parere) che sia un libro sull'Amore.
E no, non è un caso che l'abbia scritto con la "A" maiuscola. La parola amore è ormai sciupata, sgualcita, sbattuta lì in ogni circostanza, senza che ci si soffermi più a comprenderne il vero, splendido e terribile al tempo stesso, significato.
Bé, questo libro (grazie alla penna della sua formidabile autrice) invece ci è riuscito, a spiegarlo. Ci è riuscito attraverso tutto quello che un'anima tumultuosa e costantemente in ricerca della verità, incontra durante il suo cammino.
Mariapia Veladiano riesce in qualcosa in cui riescono in pochi: attanaglia. Attanaglia senza la necessità di ricorrere a trucchetti narrativi. Nelle riflessioni profonde che percorrono le pagine ti ci immergi come in una piacevole e densa crema, anche quando sono dolorose, anche quando parlano di rivelazioni difficili da comprendere, o di domande tormentate, più che di risposte.
Riesce a farti calare dietro il paio d'occhi dei quali desidera farti avere una prospettiva, e lo fa delicatamente, senza violenza, senza dirti come fare o quando. Ti invita a entrare, ti appoggia sul viso degli speciali occhiali rivelatori senza lasciarli mai con le mani. Puoi andartene, se vuoi, in qualunque momento. Puoi toglierli, ma non lo fai.
Non lo fai perché quello che vedi è troppo vero e interessante per andartene e sai, in più parti di te, che in qualche modo quello che stai vedendo riguarda o potrà riguardare anche te.
Non dico altro, perché questo è un caso in cui non mi sento di parlare di trama per non impoverirne la natura. La trama è una, forse sì, ma migliaia o forse più, in fondo. Dipende tutto da quel paio d'occhi e da quanto avrete voglia di guardarci attraverso, da quanto avrete voglia di essere onesti con voi stessi, quando lo farete.
Buona lettura a tutti e, ovviamente, consigliatissimo.
Da questo libro:
"Perché l'amore capita e occupa i pensieri e il corpo senza che gli abbiamo insegnato la strada. perché c'è sempre spazio per un nuovo amore."
"Non so dire se le affinità siano già presenti e si tratta solo di riconoscerle quando le si incrocia oppure se nel corso di alcuni incontri particolari si verifichi un aggiustamento spontaneo del nostro spirito, una specie di accordatura che ci permette, proprio a partire da quel momento, di viaggiare insieme."
"La paura è una malattia dello spirito, [...] è il cuore di tutti i dolori: paura di perdere chi si ama, di morire, di soffrire. Non ha bisogno di sventure concrete per alimentarsi, le bastano i fantasmi della nostra immaginazione. Guai a sentirsi davvero soli."
"Certe paure somigliano a un bruciore: non impediscono la vita ma la rendono un inferno."
"E' una grazia essere vicino alla vita quando si compie. Si compie? Sì, la morte è la porta del cielo e ogni tanto quando qualcuno muore il Signore si affaccia e ci dice qualcosa se siamo lì vicino. Che cosa? A ciascuno quel che gli serve, in quel momento."
"Si tratta di accogliere ciò che arriva come rivolto a noi e solo a noi. Si tratta di vivere questo senza il pensiero di farlo. Un puro aderire alla vita. Ma c'è anche qualcosa di più segreto, come una fiducia che tutto riposi in mani così sicure da non dover temere nulla."
martedì 16 luglio 2013
venerdì 12 luglio 2013
Un uragano stabile
E quando ti metti a sedere e ti capita di pensare a un tornado di colori e suoni e luci e venti tiepidi, allora significa che hai un'anima sveglia, che non vuole dormire.
E' difficile prendere sonno quando hai di questi pensieri.
E' difficile credere che non esistano davvero quei colori, che non ci sia, da qualche parte, un cielo sotto il quale corrono tornado come quello che si muove, come un uragano stabile, da anni e anni, da quando probabilmente riesci ad avere memoria della tua esistenza, dentro le tue vene.
E' un senso d'appartenenza, quello che si prova riguardo a quei luoghi infiniti. E' qualcosa che si apre dentro una stanza chiusa, è un sole di notte che acceca chi non lo guarda dalla giusta angolazione.
E' qualcosa di cui, strano a dirsi, non riesci a parlare. Tu, tu che puoi parlare quasi di tutto. Tu, che non hai in fondo paura di niente anche quando hai paura di tutto, e sempre tu, che vivi di parole.
Non si sa da dove vengono, non si sa dove vadano, si sa solo che esistono e che ci abiti, in un modo del tutto personale e unico, ci abiti più di quanto tu non abiti nella tua casa fatta di mattoni.
Come si fa a parlare di certi luoghi? Come si fa a spiegare l'esistenza di quei venti tiepidi... della luce che sprigionano quei raggi colorati.
Che cos'è, non lo so.
Assomiglia solo al rumore che vorrei sentire per non pensare, alla luce che vorrei vedere al posto di questo mondo qua. Assomiglia alla libertà che inseguo da troppo tempo su strade cieche e bagnate e buie che mi fanno perdere senza trovare mai la via.
Assomiglia a quello che mi scorre nelle vene .
Non si può parlare, di quei luoghi.
E' difficile prendere sonno quando hai di questi pensieri.
E' difficile credere che non esistano davvero quei colori, che non ci sia, da qualche parte, un cielo sotto il quale corrono tornado come quello che si muove, come un uragano stabile, da anni e anni, da quando probabilmente riesci ad avere memoria della tua esistenza, dentro le tue vene.
E' un senso d'appartenenza, quello che si prova riguardo a quei luoghi infiniti. E' qualcosa che si apre dentro una stanza chiusa, è un sole di notte che acceca chi non lo guarda dalla giusta angolazione.
E' qualcosa di cui, strano a dirsi, non riesci a parlare. Tu, tu che puoi parlare quasi di tutto. Tu, che non hai in fondo paura di niente anche quando hai paura di tutto, e sempre tu, che vivi di parole.
Non si sa da dove vengono, non si sa dove vadano, si sa solo che esistono e che ci abiti, in un modo del tutto personale e unico, ci abiti più di quanto tu non abiti nella tua casa fatta di mattoni.
Come si fa a parlare di certi luoghi? Come si fa a spiegare l'esistenza di quei venti tiepidi... della luce che sprigionano quei raggi colorati.
Che cos'è, non lo so.
Assomiglia solo al rumore che vorrei sentire per non pensare, alla luce che vorrei vedere al posto di questo mondo qua. Assomiglia alla libertà che inseguo da troppo tempo su strade cieche e bagnate e buie che mi fanno perdere senza trovare mai la via.
Assomiglia a quello che mi scorre nelle vene .
Non si può parlare, di quei luoghi.
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