Il fatto è che non sono più la stessa, no,
sono cresciuta.
Non sono più la ragazzina che cantava urlando
“Siamo solo noi…” di Vasco, mentre seduta dietro al motorino del suo ragazzo di
allora sfrecciava per le strade immerse nel buio caldo delle sere d’estate (…e
non una versione qualunque, no, quella live di Fronte del Palco, quella del - Siamo
solo noi, quelli che poi muoiono presto, quelli che però è lo stesso…Vuoi farti
i cazzi tuoiiiiii????!? -).
No, non sono più quella che correva i 100
metri veloce come la luce (sì, ok, forse non proprio ma quasi), a volte a occhi
chiusi, per provare un brivido strano di libertà.
Sono cresciuta. Lo so. Crescono tutti, o
quasi, prima o poi.
Non sono più quella dei jeans corti
stracciati, o delle bandane, o dei pantaloni a zampa fatti in casa, degli
anfibi, della giacca militare, delle sigarette fumate una dietro l’altra,
dell’andare in giro senza giubbotto anche d’inverno perché il freddo non lo
sentivo (col cazzo! Tremavo, ma andava bene così).
Non sono più la stessa, no. Ci sono cose a
cui credevo e a cui non credo più. Ci sono mani su cui contavo, che non ci sono
più…che non ci sono mai state, a dire il vero ma….era bello, è stato bello,
credere che fossero sincere.
Sono cresciuta sì, eppure che ricordi, quelli
che i miei occhi e la mia anima hanno registrato. Ci penso spesso. A quanta
vita ho vissuto nello spessore più estremo. A quanto vivere somigli ad uno
strano espandersi ed esplodere, a quanto di questo espandersi
ed esplodere sia contenuto negli anni della gioventù, quelli che se non te li
sai giocare bene ti ammazzano negli angoli bui dei tranelli improvvisi, a volte
tesi anche da te stesso.
E di quell’espandersi ed esplodere non si
finisce mai d’esser fatti, anche quando si cresce, anche quando si cambia.
- Oh,
cazzo, Francy, tu sei morta eppure ancora dentro di me ti espandi ed esplodi,
non finirai mai di farlo, e non finirai mai nemmeno tu, Lore… -
Io non sono più quella che conoscevate quando
facevate parte di questo mondo, no.
Sono cresciuta.
Non sono più, davvero, la stessa?
Più lo dico e meno ci credo, ora che ci
penso.
Perché la ragazza ribelle e spesso
incosciente, quella che non aveva paura di niente, nemmeno dei coltelli,
nemmeno dei pugni, era terrorizzata dalla falsità. Era ossessionata dalla verità.
Una parola data era pietra su cui sedersi e riposarsi, per quella ragazza là…e,
bé, anche per questa donna qua.
Stronza, sì. Sono stata anche quello, almeno
per chi non meritava quelle pietre su cui appoggiarsi, lo sono ancora, e quelle
pietre da sotto alcuni culi le ho levate, dopo che ci hanno cagato sopra,
invece che riposarsi. E che hanno pensato bene di darmi aria, in cambio.
Aria e
sabbia.
Forse, non sono poi così diversa da quella
ragazza là…ho solo paura di un po’ più di cose, adesso. Perché la vita sa
essere dura, i pugni hanno cominciato a farmi spavento, e i peggiori sono
quelli fatti di avvenimenti, e non di carne e ossa (anche se anche quelli fanno
un male cane…lo so, Dio se lo so).
Adesso ho paura. Ne ho avuta per anni, forse
ne avrò per sempre.
Vuol dire forse questo, crescere? Avere
paura?
Forse sì.
Forse è questo che cambia, oltre al modo di
truccarsi e di vestire. Oltre alle gambe che non corrono più veloci come prima,
oltre alle prime rughe a circondarmi gli occhi o quei pochi capelli bianchi
comparsi all’improvviso, quasi da un giorno all’altro.
Ma se chiudo gli occhi, in certe giornate di
vento, o mentre guido sotto alcuni cieli strepitosi, io sono ancora lì, a
sfrecciare senza paura lasciandomi portare, senza pensare al domani, fatta di
carne e sangue che scorreva caldissimo dentro di me, fatta di sogni e
convinzioni vere, fatta di voglia di fuggire da un vuoto che a casa faceva
troppo, davvero troppo male. Fatta di parole, magari quelle di una
canzone, magari di quella che fa - Siamo
solo noi, quelli che poi muoiono presto, quelli che però è lo stesso…VUOI FARTI
I CAZZI TUOIIIIIII?????!!?!?! -
Il fatto è che, forse, io sono sempre la
stessa, anche se sono cresciuta, purtroppo o per fortuna.
In fondo, non lo siamo tutti?
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