C'è qualcosa di brutale e crudele nell'infilarsi nella vita di qualcuno. Per quanta cura tu ci possa mettere, per quanto leggeri possano essere i tuoi passi quando lo fai, non devi aspettarti di non aprire nessuna ferita. Un varco lo apri e ci passi in mezzo, una ferita la lasci. Non conta quanto ti muovi con cautela mentre attraversi quei lembi di esistenza, qualche pezzo di carne lo strapperai via comunque; non conta nemmeno quante poche cose tu tocchi, una volta dentro, perché quelle più importanti saranno le prime a finirti tra le mani, ti ci cadranno dentro, senza che tu le vada a carcare. Sarai capace di non farle cadere? Chieditelo, è necessario e vitale che tu te lo chieda, prima di compiere anche un solo altro passo, uno soltanto, nell'esistenza di quella persona. Sarai in grado di rimetterle al proprio posto, quando e se te ne andrai, senza che le tue mani le abbiano modificate oltre una certa misura, nella forma e nel colore? Perché le mani, le mani toccano... Le mani plasmano, anche quando non vogliono, lo fanno. Sono state create per creare, e quando incontrano qualcosa che esiste già, loro lo dimenticano, e non smettono di creare. Creano addosso, creano dentro, creano intorno. Creano, toccano... a volte, rompono. Sarai capace, una volta dentro, di amare tutto quello che vedrai? Perché se ci sei, se sei dentro, lo devi fare. Un varco lo apri e ci passi in mezzo, una ferita la lasci e devi, devi per forza di cose, versare amore.
Ne hai con te a sufficienza? Le tue mani creano o distruggono? Sei abbastanza forte da proteggere quelle cose importanti? Riuscirai a non farla sanguinare, quella ferita?
Riuscirai ad abitare lì? Riuscirai a non andartene rubando qualcosa per sempre?
Riuscirai a non essere più brutale e crudele del necessario?
Nessun commento:
Posta un commento