venerdì 8 settembre 2023

SIAMO COLPEVOLI TUTTI

 SIAMO COLPEVOLI TUTTI

La strage di Brandizzo deve parlare alle orecchie di molti


Ogni giorno emergono particolari devastanti sulla tragedia di

Brandizzo e no, non voglio usare il termine "agghiacciante" perché si

usa sempre, si usa troppo, si usa quasi come intercalare nei fatti di

cronaca più dolorosi e tutto quel ghiaccio, forse, riesce a togliere un

po' di quel dolore terribile e dilananiante che invece non si può non

provare di fronte ad accadimenti di questo genere.


Quei tre avvertimenti non ascoltati


A fare più male, oggi, è quello scambio di telefonate pochi minuti

prima dello schianto. Quelle che racchiudono, a quanto pare, tre

alert inascoltati che dicevano chiaramente che lì, su quei binari, quei

ragazzi non potevano ancora andarci.

Antonio Massa, l’uomo scorta - ditta, addetto di Rfi, continua a

ripetere da giorni “Ho mandato a morire quei ragazzi...”, lo ripete sin

dai primi istanti, lo ripete in ospedale, lo ripete agli altri e a se stesso.

La procura di Ivrea lo definisce un uomo distrutto e, tutti noi, non

fatichiamo a crederlo.


Le telefonate intercorse tra lui e la tecnica di turno di Chivasso sono

state tre, sembra e, durante la terza, la comunicazione registra

l’arrivo del treno, il suo sferragliare, l’impatto terribile... le grida.

Le grida.

E lì, in quel momento, muoiono tutti e contemporaneamente tutti

falliamo. Muoiono i ragazzi, sì, ma non solo loro. Muore tutto quello

che il lavoro dovrebbe essere.


Di che cosa è figlia la tragedia di Brandizzo?


Perché, di che cosa è davvero figlia, la tragedia di Brandizzo?

No, non è figlia dell'uomo che ha dato il via libera ai lavori pur senza

averne il permesso;

Non è figlia dei macchinisti, che ora vivranno con quel rumore di

corpi e grida a perseguitarli giorno e notte;

Non è figlia di quei poveri lavoratori dilaniati dal treno;

Non è figlia tantomeno di chi, giustamente, non dava il via libera

perché non ce n'erano le condizioni.


Questa tragedia è figlia di questo mondo del lavoro marcio, avariato.

È figlia della paura delle penali, della corsa a un oro ormai povero e

impoverito, fatto di appalti miseri e insufficienti.

Questa tragedia è figlia di chi crede che lavorare veloci sia meglio

che lavorare bene; che finire prima sia meglio che finire giusto. È


figlia di chi obbliga gli uomini a somigliare alle macchine sotto la

minaccia di sostituirli con loro.


Tutti siamo colpevoli


Tutti sono colpevoli.

Quelle cinque vite, anzi no, quelle DECINE di vite: quelle dei cinque

operai, delle loro famiglie e amici, quelle dei macchinisti e delle loro

famiglie e amici, quelle dei superstiti e delle loro famiglie e amici...

Ecco, tutte queste vite uccise o rovinate sono sulla coscienza di chi

partecipa a questa scellerata discesa della qualità di fronte alla

velocità. Dell'automazione di fronte all'umanità, dello sfruttamento di

fronte alla dignità che dovrebbe regnare come unica r potente regina

in ogni luogo di lavoro e non solo.


Tutti SIETE colpevoli.

Tutti voi che credete che la vita dei lavoratori sia in vostro possesso.

Tutti voi che pensate che lavorare sia scendere a patti, anziché un

diritto.

Tutti, siamo colpevoli.


"Sono morti tutti... Sono morti tutti."

Dice l'ultima telefonata intercettata.


Sono certa che se la ascoltassimo con attenzione, si sentirebbero

anche i sospiri dolenti e rabbiosi di quelle anime appena strappate

dai corpi, come stracci, come carne da macello...

"Siete colpevoli, TUTTI."

Direbbero, mentre il mondo fatto di fatica e sempre più

incomprensibili ingiustizie diventava per loro un puntino lontano.

"Siete colpevoli tutti..."

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