Quando qualcosa è diverso da tutto il resto, quando qualcosa si distingue, lo capisci subito.
Ed è difficile spiegare
come o da che cosa lo capisci, che cosa realmente te lo dice. È difficile
perché le emozioni non trovano giustizia nelle parole, quasi mai.
Ho avuto la fortuna e
l’onore di conoscere questo libro e questa meravigliosa raccolta di fotografie
nei giorni in cui stava prendendo forma, mentre ancora era un progetto, e
credevo che trovandomelo poi tra le mani completo, pronto, edito, non avrebbe
poi fatto una grande differenza; dopotutto le immagini io le avevo già viste, almeno in parte, e mi avevano già stupita
e molto emozionata. Non avrei provato
nulla di nuovo, pensavo… ma invece mi sbagliavo.
Avrei dovuto
immaginarlo, in fondo, i libri sono quasi sempre magia. Lo sono ancor di più se
contengono qualcosa che va oltre a quello che leggi o vedi in superficie: ci
sono scrigni vuoti, e scrigni stracolmi di tesori.
“I miei occhi fanno
click” è, senza alcuna ombra di dubbio, uno di quelli che di tesori non è
“soltanto” ricolmo, ne è persino INTRISO.
In questo mondo di
social network e di condivisioni infinite, in questo oceano di fotografi
improvvisati e approssimativi, schiavi di filtri e ritocchi, esiste ancora
l’eccezione, il talento, l’arte, che dal mare si distingue e si separa; che
guarda, vede, ancora prima di scattare. Che scruta e scopre, si meraviglia… e
ci lascia meravigliare di quello che trova.
Queste sono istantanee
che indirizzano lo sguardo, che non finiscono il loro “lavoro” nemmeno dopo che
hai smesso di guardarle. Sì, funziona così, credo, con alcune fotografie, o
quantomeno funziona così con queste: non
smetti mai di guardarle, ti entrano dentro e ti suggeriscono cosa guardare e
come guardarlo; cosa inseguire, cosa non lasciarti sfuggire la prossima volta
che avrai la fortuna di incrociare sul tuo cammino un fotogramma di vita vera
che rischia di scappare via per sempre, come gli attimi più belli (o a volte
amari e dolorosi) che non riusciremmo a descrivere nemmeno con mille parole.
Per alcune emozioni
servono le immagini, c’è poco altro da dire o aggiungere.
Per alcune emozioni
serve chi ci indirizzi lo sguardo, come un dito invisibile puntato verso
qualcosa di prezioso che, se non stiamo abbastanza attenti, non riusciremmo mai,
davvero mai, a vedere.
Beh, grazie, Luca…
Adesso abbiamo capito dove guardare. Non smettere di indicarcelo, però, quel
mondo che vedi e ti parla, un attimo prima che i tuoi occhi facciano
click.
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