L'altro capo del filo, Andrea Camilleri |
Ma torniamo a noi, ovvero alla recensione del libro l'altro capo del filo... Che libro è? E', a mio avviso, un libro di difficile definizione. No, non in senso negativo, tutt'altro: le vicende si srotolano senza fermarsi mai, senza un attimo di sosta o riposo, dall'inizio alla fine. Non si assiste a un racconto, ma al vero e proprio prendere forma di persone e storie che si intrecciano fra loro sullo sfondo di una Sicilia dolorosamente partecipe dell'immenso dramma umano che è la migrazione.
Il "caso" che impegnerà il Commissario Montalbano, l'uccisione violenta e crudele di una donna bellissima e affascinante (una sarta, che circondata da meravigliose stoffe e tessuti riercati sembra confezionare, insieme agli abiti di stupenda fattura, anche la sua stessa aura di fascino screziato da qualcosa di oscuro che la segue, nascondendosi tra le pieghe della sua vita) si inserisce con violenza nella vita già tesa all'inverosimile del commissariato e spinge alla ricerca di significati e indizi apparentemente inesistenti la mente provata ma brillante del Commissario. Quello che si trova all'altro capo del filo è un luogo, è una persona, è un mondo, è la risposta a mille domande, è una direzione e una voce.
E' la fine della ricerca e al contempo l'inizio della vicenda che forma quel gomitolo di vita nel quale il Commissario e i suoi uomini si trovano impigliati durante la risoluzione del caso.
Leggerlo significa partecipare alle domande, alla frustrazione della stanchezza, allo scandalo della violenza che irrompe nei giorni qualsiasi, alla lotta per trovare la strada giusta. Leggerlo significa cercare ciò che si trova, sempre, all'altro capo del filo.
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