È già successo altre volte, vero? L'aria che si sposta un soffio più in là
senza un'apparente ragione valida e lascia dietro di sé qualcosa di sospeso
che, in un attimo, ti corre addosso.
Ha forme e nomi diversi, ogni volta, ma parla una lingua che non ti lascia
il tempo di pensare.
Sei lì e ascolti, perché ti piomba contro con una violenza tale da farti
dimenticare dove ti trovi e dove sei stato negli ultimi scampoli di vita. E
quello che senti ti gonfia il petto e ti soffia dentro ossigeno strano; ti
scuote le spalle e ti grida in faccia la realtà che una forza sbagliata cercava
di negare.
È già successo altre volte, vero? Ti sei dimenticato chi sei. E tutti i passi
che mettevi davanti andavano a sbattere contro muri che non vedevi e ancora non
vedi. Inciampavi nel sottobosco buio di quell'ombra sotto cui ti muovevi
furtivo pensando di non poter appartenere alla luce del mondo che ti escludeva.
E obiettivi mangiati dal tempo, traguardi bruciati dal sole nel deserto del
niente.
È già successo altre volte, e dovevi saperlo. Dovevi sapere che funziona
così, che questi sono i trucchi di quel mago marcio che è il destino avverso,
quello che non esiste se tu non glielo permetti; quello che è costretto a
vivere a metà se tu gli strappi di mano il cilindro e lo butti nel fuoco di
quello in cui credi. Ti sorride benevolo ma mentre lo fa, sputa un odore
dolciastro e stantio; ti tende la mano e ti porta a sederti su poltrone ripiene
di vermi che, se non stai attento, prima o poi divoreranno tutto quello che
hai, a cominciare dalla tua carne. Ti osserva da lontano ma ti fa credere di
essere vicino perché senti il suo fiato sul collo dal sole che sorge al mattino
fino al tramonto della sera. E piange, il destino. Lo fa e ti consola quando
piangi tu, con le sue mani fredde a ghermirti la vita, la vita del corpo e la
vita del tempo, ti dice che non è giusto mentre dal cilindro tira fuori
un'altra partita persa.
È già successo altre volte, sì, dovevi capirlo, ma è andata così. Anche di
questo si nutre il destino cattivo: di rimpianto e paura di non fare più in
tempo. Lascialo andare, ricomincia da qui, da quest'aria che cambia e si sposta
e trova la forza di dirtelo ancora: tu, sei così.
E ti descrive, in note e colori e dettagli di luce. Ti descrive e colora di
forza potente, quella che contieni e la contieni da sempre. L'hai raccolta sui
campi di mille battaglie, nei pianti e nei cori dei dolori affrontati: cori di
vittoria, cori di sconfitta, cori di vita che squarcia la notte di guerre in
salita.
Ricomincia dal corpo, dalle vene e dal sangue. Ricomincia dal volto che ogni
mattina hai di fronte. Ricomincia dalla vita che ti è corsa incontro una volta
scavalcato il burrone dell'inferno e del suo girotondo. Ricomincia dal vento, e
dall'odore di terra e di erba tagliata.
Ricomincia dal cielo di una notte stellata. Ricomincia dal soffio di
quell'anima tua, così tua e così forte con la sua armatura. Forte e poi dolce,
dolce e poi dura: la vita che esplode e la vita che suda.
E' già successo, è così che funziona. Raccogli le tue armi e riparti da dove
ti hanno costretto a fermarti. Ritrova la strada e percorrila con tutta la sete
che senti nella gola e nella mente.
Alzati, scrolla la terra di dosso; scuoti le scarpe o toglile e corri.
Sposta dal viso i capelli, libera gli occhi dal sonno dell'incantesimo di quel
mago marcio. Apri le mani, raccogli la vita. Aggrappati al vento, dai un occhio
alla vetta: sorridi, lo fai, è il sapore del fuoco che riprende a bruciare.
E parti di corsa, parti e non voltarti a guardare il burrone
d'inferno.
Lascialo lì, lascialo indietro, lascia che soffochi nel suo fuoco
spento.
È successo altre volte, ritorni a lottare. Conosci i tuoi limiti ma anche la
forza.
La forza potente.
Quella che contieni e la contieni da sempre.
Ricomincia da qui: tu, sei così.
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