Forse è stata colpa mia, l’ho detto al Dr. Ross.
Forse sono stata io a sbagliare perché, un attimo prima di accendere la luce, io l’ho salutata.
Solo due parole, solo due innocentissime parole: “Ciao, Magdalene…”.
Il tono di voce era troppo alto, parlo sempre così nel buio perché ho paura, e forse ho spaventato anche lei perché, lo giuro, il suo viso si è spostato di scatto verso di me. Non tanto, no… solo leggermente, solo quel tanto che bastava per fissarmi dritta negli occhi.
Io lo so che l’ha fatto. Anche se quando ho acceso la luce era ferma.
Io so che aveva torto il collo in alto, verso di me.
Io lo so che aveva sollevato la testa e che sorrideva.
Un sorriso diverso da quello stampigliato sulla sua solita faccia di gomma.
Sembrava più ampio, più largo.
Ma non è stato lì che ha cercato di parlarmi, no, è stato dopo. Dopo cena, dopo il film e lo spuntino della sera.
È stato quando ho spento la luce e sono andata a letto.
L’ho già detto, no?
Sì, l’ho già detto.
È col buio che si muove.
Solo col buio.
(Tratto da Magdalene, Marina Lizzi - genere Horror)
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