domenica 4 agosto 2013

Libera Recensione - Joyland, Stephen King

Ho atteso questo libro con ferocia, come ogni nuovo romanzo di "Zio Stevie", pregustando già, spinta dalla mia immaginazione e dai pochi ma forti suggerimenti che la trama e la copertina lanciavano, l'atmosfera agrodolce del Luna park; quell'impareggiabile sensazione drammatica che, nonostante le luci, la musica, le risate, le giostre e i colori, in qualche magico modo riesce sempre a trasudare da un parco dei divertimenti. Come la condensa di goccioline che si forma quando un'ambiente caldissimo e luminoso circonda un nucleo buio e freddo, nascosto.
Con ferocia l'ho atteso e con ferocia ho tentato inizialmente di leggerlo, per poi scoprire che non era il modo giusto di farlo. No, perché Stephen King questa volta va inspiegabilmente piano non tanto nella narrazione, che invece sembra non perdersi in inutili descrizioni abbandonando ogni tipo di fronzoli, quanto più che altro nella parte di "pelle" che vuole lasciarti vedere, che vuole scoprire e lasciarti toccare.
Sembra che voglia trattenersi, sembra che voglia che tu conosca solo le linee guida, che tu colga l'importanza di quello che ti sta raccontando ma che non ne diventi del tutto padrone perché, forse, è giusto che la storia sia, almeno qualche volta, solo di chi la racconta e di chi l'ha vissuta.
Inizialmente sono rimasta perplessa da questo suo nuovo modo di raccontare, quasi delusa. Poi, ho capito.
Se avesse fatto diversamente, con tutta probabilità la vicenda avrebbe perso gran parte del suo fascino più profondo, sarebbe divenuta la "solita storia di fantasmi" con il cliché (cliché sempre bello, lasciatemelo dire, certe cose non subiscono l'impoverente potere dell'inflazione) del Luna Park infestato dagli spettri.
Joyland invece non è una storia di fantasmi, anche se il fantasma c'è, forse più d'uno, se contiamo quelli che albergano dentro ognuno di noi e che hanno nomi che alla maggior parte della gente a volte sembrerebbero ridicoli. Joyland è, forse più di ogni altra cosa, la storia di una crescita. La storia di qualcosa che il narratore protagonista tiene serbato nel suo cuore da una vita intera e che ha voglia di provare a spiegare in parole da cui traspare con dolorosa evidenza, la malinconia. Sembra quasi una confessione, uno svuotare l'anima, un parlare tra sé e sé
E noi, da lettori, abbiamo l'impareggiabile onore di osservarla e ascoltarla e, perché no, in qualche modo viverla. Joyland è un bel libro?

Indubbiamente sì.
Buona lettura a tutti i Fedeli Lettori di King, non resterete delusi, se si apre il proprio cuore mentre si sfogliano le pagine di un romanzo, non lo si resta mai.


Da questo libro:

"Il nostro è un mondo in rovina, funestato da guerre, atrocità e assurde tragedie. A ogni suo abitante, uomo o donna che sia, è toccata una razione di infelicità e di notti insonni. Quelli di voi che ancora ne sono all'oscuro, lo scopriranno presto. Considerata questa triste ma innegabile verità della condizione umana, avete appena ricevuto un dono inestimabile: vi trovate qui per vendere divertimento."

"...dovete capire che all'epoca non avevo nessun termine di confronto. Anche quello è essere giovani."

"I giovani crescono, mentre gli anziani invecchiano e basta, sempre più convinti di essere dalla parte della ragione."

"Nessuna estate dura per sempre."

5 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Bella recensione... sono d'accordo con te: è vero che il meccanismo utilizzato è diverso (di solito la prima parte dei libri di Stephen King è una descrizione minuziosa dei personaggi, per cercare di fare capire il loro ruolo futuro nella storia; in Joyland è l'atmosfera del lunapark, vissuta "dall'interno", che viene messa in primo piano).
    E' vero, inoltre, che Joyland non è una storia di fantasmi (l'attrazione infestata è forse solo un mezzo per "distrarre" l'attenzione del lettore, non so come dirlo meglio) ma forse anche sì.
    E' un bel libro, indubbiamente.

    Ultima nota: tra le citazioni che secondo me andrebbero riportate, c'è n'è una che ha postato Pamela un po' di tempo fa': "da ventunenne, la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla"

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    1. Hai ragione, è una bellissima citazione.
      Grazie mille per aver letto la mia recensione e avermi detto cosa ne pensi, per me è qualcosa di molto importante.

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  3. Un libro fantastico. L'ho amato :')

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    1. Sì, bello ma soprattutto unico nel suo genere. Molto particolare.

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