giovedì 12 marzo 2015

Le fiamme sussurrano



Nella penombra fresca della chiesa, dei passi leggeri spostano l’aria quel tanto che basta per far oscillare le fiamme dei lumini accesi di fronte all’altare. Tremano, le fiamme, impaurite di fronte a quell’improvviso mutare della realtà. Tremano e poi, lentamente, morbidamente, si riassestano in un leggero vibrare verso l’alto. Troppo leggeri, quei passi, per appartenere a qualcuno in grado di spostare abbastanza aria da spegnerle. La personcina che li ha mossi adesso sosta immobile di fronte alla distesa luminosa e tiepida di quei circoletti di plastica a cui è affidato il delicatissimo compito di proteggere la fiamma e la preghiera a loro assegnate.
E’ una bambina, A vederla non sembra avere più di sei anni.
Ha le braccia distese lungo ai fianchi, in una manina stringe compulsivamente una moneta.
Le sue piccole spalle si alzano, lasciano intendere un grande respiro e poi… giù, si riabbassano in un leggero alito d’infanzia. Qualche fiamma è scossa da quel soffio delicato, lancia qui e là scatti di luce, poi si ricompone.
La bimba allunga la mano e pesca da un contenitore di legno un lumino nuovo e candido, un lieve profumo di cera per un attimo si libera e prova a farsi sentire ma svanisce ancor prima d’essere afferrato del tutto. La mano col cero alzata a mezz’aria, l’altra a stringere la moneta, la bambina riflette bene su dove posizionare la sua preghiera speciale; ci impiega qualche attimo e poi si spinge sicura oltre il bordo, stando attenta a non bruciare il vestitino della festa, per riuscire a raggiungere il lato più vicino all’altare. Deve essere sicura che la sua fiamma si veda, si veda bene, da dove guarda Dio.
Lo posa soddisfatta e raccoglie un bastoncino bruciacchiato disteso tra le file di lumini accesi. Lo intinge nella cera liquefatta di uno di quelli più consumati, lo passa sulla fiamma e il bastoncino prende fuoco senza fatica alcuna. Gliel’ha detto la nonna, di fare così. Altrimenti si rischia di non riuscire ad accenderlo per bene. Sta per dirigere il bastoncino verso il picciolo del suo cero quando improvvisamente si accorge di non aver inserito la moneta nella raccolta delle offerte. Si affretta a farlo e un rumore metallico risuona per tutta la navata svegliando qualche fiore addormentato nei vasi dimenticati davanti alle statue dei santi.
Ora può accendere la sua candela, e la bimba lo fa.
Poi scuote il bastoncino che si spegne liberando un filo di fumo grigio e, solennemente, comincia la sua preghiera. 
Sono poche parole, metà pensate e metà bisbigliate di corsa, quelle che riescono a prendere forma davvero… occorre solo qualche manciata di secondi prima che la bambina cominci a tremare.
Le sue spalle sussultano, le manine si stringono l’una nell’altra, un singhiozzo scappa fuori più veloce e sincero della voce e il rumore che fa non ha bisogno di fiamme, per essere guardato dal Cielo.
La bimba alza lo sguardo verso l’altare, non parla, lascia alla fiamma il compito di spiegare a Dio il motivo delle sue lacrime e della paura che sente muoversi dentro di lei come un ruscello ghiacciato.
Lei lo sa, che lo farà. Sa che la fiamma non si spegnerà fino a che non sarà stato tutto detto, e tutto chiaramente.
Lei lo sa, ma piange lo stesso, mentre soffia un bacio verso l’altare e accenna un goffo inchino.
Leggera com’è venuta, la bambina se ne va.
Le fiammelle si spostano, le fiammelle tremano, si guardano tra loro e vibrano.
Le fiammelle scaldano, le fiammelle sussurrano, le fiammelle illuminano l’altare.
Le fiammelle rimangono lì, a togliere l’ombra della paura o a provarci.
Le fiammelle diranno tutto, tutto chiaramente, a loro è affidato il compito di pregare. 

Immagine di proprietà di Luca Di Miceli:

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