venerdì 18 maggio 2012

La forma invisibile (pensiero del 17/03/2012)

A un certo punto bisogna pur chiedersi di cosa occuparsi, in una vita.
Bisogna chiedersi da cosa siamo attratti. Da cosa tutto di noi viene attratto: dallo sguardo all'anima, verso dove tendono ad andare le nostre parole, le nostre analisi, i nostri pensieri più profondi quando gli occhi catturano un'immagine, quando il naso annusa profumi od odori, quando le voci sfiorano le nostre orecchie.
Dove va, il nostro tutto, dove va? 
Dove va a sbattere la nostra lingua? A sbattere, battere e ribattere? 
A un certo punto bisogna chiederselo. 
A un certo punto bisogna che si abbia il coraggio d'esser noi stessi, quello per cui siamo stati creati, pensati, forgiati. Perché una forma invisibile c'era e noi l'abbiamo riempita prima di fiorire nell'utero di nostra madre. 
Da quel primo pianto urlato poi, cosa ne è stato? Ci sono stati i primi passi, le prime parole, i sì e i no...e le nostre mani a toccare, imparare, indicare.
Abbiamo mantenuto quella forma? Oppure l'abbiamo persa, durante il tragitto?
Bisogna che ce lo si chieda. 
Bisogna che ci si risponda con sincerità, nonostante la paura; nonostante quella forma a volte possa portare dolori, riserverà il respiro più grande e bello che potremmo immaginare: la libertà.
Perché ognuno è libero (lo credo fermamente, ora) solo quando è davvero se stesso, solo quando smette di dibattersi nel nulla che rischia di inghiottirlo e rientra in quella forma da cui ha avuto origine. 
Lì, troverà sempre le parole giuste. 
Lì, troverà il coraggio di seguire una strada anche quando non ci sono molte luci a illuminarla.
Ecco, credo questo, dopo quel qualcosa che mi ha profondamente cambiata, che continua a farlo e che se ne sta chiuso dentro di me, nascosto da tutti, soprattutto da chi ipocritamente crede di conoscermi. E questo pensiero che batte sui tasti del Pc attraverso le mie dita è qualcosa che parla a me e non solo, è qualcosa che va detto, perché altrimenti non sarei libera.
Ecco cosa c'è: i nuovi inizi, quelli veri, sono spesso silenziosi e cauti, somigliano più a brezza che a tempesta.




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