lunedì 28 maggio 2012

Il giochetto del folletto infernale

C'è qualcosa in queste notti...qualcosa che non mi piace.
Mi sveglio troppe volte, e tutte le volte mi sembra di essermi svegliata appena in tempo.
In tempo per cosa? 
Non lo so, forse, addirittura, in tempo per sopravvivere. Perché il senso di pericolo che sento è vicino...come se svegliandomi avessi interrotto qualcosa di terribile, qualcosa che ballava in camera mia, facendo rumore, rumore nero e pesante, qualcosa che ballava e rideva e protendeva le mani verso di me. 
Apro gli occhi e l'eco dei passi e del basso, rauco ghignare, sembra aleggiare ancora qualche secondo prima di svanire nel buio. Il cuore batte veloce, troppo veloce per non aver paura, i sensi all'erta, i brividi sulla pelle mi avvertono che sì, qualcosa c'era, ed è scappato via.
Maledetto folletto infernale, che prende forma dai pensieri più brutti, tristi, e di quelli si nutre, voracemente, senza riuscire mai a saziarsi. E mentre mangia, balla. Balla come se delle mie paure facesse una festa, come se ci fosse d'esser felici del mio terrore, e poi mi segue...mi segue anche quando il mio corpo dorme.
Così rimango immobile, con gli occhi aperti, e un vago senso di nausea a girarmi nello stomaco. Mi guardo intorno e quello che vedo e che è mio, non lo riconosco. Oppure lo riconosco ma vorrei cambiarlo, perché per qualche strana ragione, quando mi sveglio in queste notti, io mi sento lontana. Mi sento distante.
Forse è la risata fantasma della creatura buia, forse è la luce strana che entra dalla finestra, che anche a notte fonda sembra...troppa. Come se la notte non fosse calata del tutto, come se si fosse sempre a un passo dall'alba senza mai vederla.
Brutta...brutta quella nausea. 
Batte le mani, lo sento, il folletto infernale. Le batte prima dell'alba. Le batte per svegliarti e dirti che è ancora buio, che no, non è mattina, che sembra vicina ma invece è lontana. Che puoi accendere la luce se vuoi, ma il buio non se ne andrà.
Contro la notte ci vuole il Sole, e lui è nascosto. 
Forse è un'altra, strana dimensione, quella in cui mi sveglio. Una dimensione contraria, capovolta, che fa girare la testa e fa venire la nausea, come una vecchia giostra arrugginita su cui non è salito nessuno tranne me. 
Mi sento muta, muta e debole, la voce l'ha rubata il folletto, e mi ha rubato anche le ossa.
Sono fatta solo di carne, carne e sangue, quando mi sveglio in queste brutte notti. 
Il folletto lo sa, per questo ride; se ne va in giro facendo baccano, batte e ribatte le mie ossa per fare rumore, giocattoli nelle sue mani. 
Non posso sconfiggerlo, questo è il suo mondo. Un mondo alieno, eternamente fermo a qualche minuto dall'alba. Buio a un passo dalla luce. 
Posso solo sperare che si stanchi di giocare. 
Che se ne vada via, lontano. 
Che le sue mani non mi arrivino mai troppo vicino.


2 commenti:

  1. Fai indigestione di energia. La utilizzi per farne scrittura. L'hai sconfitto il folletto.

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  2. Indigestione di energia. E qui ci può stare tutto, vero? Forse sì, è un'indigestione di energia quella che carbura la scrittura. Quella che ti fa vincere alcune, strane, battaglie. Grazie...

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